maggio 25, 2009

Zeitgeist 3


Diciamo che sposo l'opinione di Lia perché 'o rattuso a me ha sempre fatto abbastanza schifo. 
Rimane che c'è qualcosa che non mi torna. Non mi torna che non si parli più di crisi economica, di terremotati, di Mills. 
Tutto 'sto gran parlare, spettegolare, dichiarare, strombazzare e non trombare m'ha fatto riflettere che l'ultimo caso dove si sono smosse le coscienze degli italioti, è stato il caso Englaro. Ecco. Il caso Letizia è uguale al caso Englaro. Pensateci: due giovani donne con due destini completamente differenti. Accomunate solo dal fatto di essere finite loro malgrado sulle pagine di tutti i giornali, volenti o nolenti. E fateci bene caso: il loro padre era un socialista. Ripeto: due casi completamenti diversi. Eppure...
La dicotomia è quella: eros & thanatos. Pensateci bene e a lungo. Credete che bisogna smettere di parlare di Noemi Letizia? come s'è smesso di parlare del caso Englaro?
Bisogna continuare a battagliare sul caso Letizia. E' importante comprendere quanto siamo lontani dal concetto di essere persone civili, di diventare esseri civici e di progredire a soggetti politici. Siamo lontani anni luce dalla democrazia. Stiamo ancora all'alba del pensiero umano. Rimaniamo sempre lì, sullo stesso palcoscenico a recitare ancora e ancora il medesimo grottesco melodramma. Con '0 rattuso che rantola e rotola. Like a rolling stone. Per dire.

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maggio 18, 2009

Prendi un paese che


abbia 1 miliardo di persone, di cui il 72 % di giovani e che vadano a votare. Prendi un partito guidato da un uomo giovane che dice che vuol cambiare, che vuole portare il proprio paese fuori dalla povertà, che bisogna incentivare scuole, ospedali, strade, che bisogna lavorare uniti contro il terrorismo, contro le caste, contro le fazioni religiose, contro tutte le intolleranze, che bisogna lavorarci su tanto, che bisogna combattere la corruzione a tutti i livelli, e bisogna essere uniti per farlo. Che vada villaggio per villaggio a spiegare questa visione politica. In India. Piena di fame e di caste. 
Poi prendi la sua famiglia. Una famiglia che ha per certi versi lo stesso destino dei Kennedy. Sempre stata al governo, sempre fatto politica. Dove la morte cammina al fianco del potere. Il padre è morto in un attentato nel Tamil Nadu ad opera dei separatisti delle Tigri del Tamil. La nonna è stata fatta fuori dalle proprie guardie del corpo Sikh. Una famiglia che ha fatto la Costituzione Indiana. Che ha combattuto per l'unificazione e la liberazione dell'India. Che ha assaggiato il tradimento di alcuni familiari: i cugini fanno parte del partito dell'opposizione, una destra intransigente nazionalinduista.  
Poi prendi la madre Sonia  e la sorella Priyanka. Due donne forti e poco propense al compromesso ma assolutamente contraddittorie. La madre, che tanto avversava la politica, si ritrova a guidare l'India, senza tanto volerlo. Non si capisce se lo fa per dovere nei confronti della memoria di una famiglia o se ne subisce la leggenda. E non solo la madre,  la sorella Priyanka dice di non volere entrare in politica. Di fatto è l'intelligenza grigia, quella che gli scrive discorsi e pare gli detti le linee da seguire, molto amata e stimata, che tutti vorrebbero entrasse in politica, perché dicono questo è il suo karma: seguire le gesta della nonna Indira e del bisnonno Nerhu. Eppure se ne sta defilata, quasi fosse ancora in lutto per l'assassinio del padre, come se non volesse sentire il richiamo della storia della famiglia, come se volesse avere una vita normale di una persona normale. E' la sua intelligenza carismatica a non essere tanto normale.
Quest'uomo si chiama Rahul Gandhi. Ha 38 anni. Ha appena stravinto le elezioni, contro ogni previsione. Quasi fosse un'altra valanga Obama, senza avere però niente in comune. Dice che vuole cambiare il suo partito, vuole ringiovanirlo, vuole un'India moderna, vuole un'India da primo mondo e non più terzo. Ci riuscirà perché ha il 72% della popolazione che ha la sua età, se non più giovane. Poi andrà al potere. Adesso dice che vuole solo fare il segretario del Congress Party. 
All'India spettano 5 anni di governo stabile, forse noioso, ma con una visione della politica ben precisa. 1 miliardo di persone. Tranquille e serene che ce la faranno. Rahul Gandhi il Giovane le guiderà. Mica per dire. Sul serio.

p.s. Qui un'analisi dettagliata delle elezioni indiane.

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maggio 14, 2009

La solitudine dei primati porta numeri


Sono stati giorni belli pieni, perché se qualcuno non lo sapesse, qui si lavora e non si cazzeggia. Si è rifatto tutto il menù. La costruzione di un menù in India presuppone che ci si ricordi dei vegetariani. Ed è una cosa che in Occidente uno chef normale manco ci pensa. Non è possibile che la gente non si abbotti di salumi, di carni e di uova. Come si fa a vivere di verdurine? si chiede sconvolto uno chef normale.
Adesso dopo due anni ho capito quelle due cose e ho diviso il menù in tre sezioni: vegetariano, di carne e di pesce.
Ho la mania (vezzo?) di scrivere il menù mettendo l'articolo alle pietanze (tipo: Il filetto di manzo con la purea di patate agli agrumi) ed è un vezzo (mania?) che ho ereditato da Carla Sozzani (10CorsoComo a Milano, dove ho passato quasi tre anni della mia vita professionale). Devo dire che ha faticato molto a convincermi ma con il senno di poi penso avesse ragione. L'articolo dà un'identità al piatto, lo impreziosisce e gli conferisce importanza.
Dopo aver scritto il menù si va alla costruzione del piatto: cosa ci sta dentro, quanto e come.
Il cosa: le materie prime. Il quanto: la grammatura. Il come: l'estetica.
Detta così sembra semplice e facile. In verità è il lavoro di preparazione di ricerca delle materie prime, di pezzatura, di cottura, di presentazione che costruiscono la tua cucina. Poi tu puoi anche copiare mille menù e mille ricette, ma alla fine non ne vale la pena, ti costa doppia fatica, perché il piatto che hai visto non potrai mai riprodurlo fedelmente. Magari i colori e gli assemblamenti. Forse ma poi c'è il fatto indiscutibile che ogni chef ha un suo gusto e un suo palato ben definito. E se anche vuoi copiare, tipo che vedi una foto strafiga fatta in un ristorante in Italia e tu sei in un'altra parte di mondo (esempio egotico in India), capisci che tu quella roba lì NON la potrai mai fare. Perché non potrai mai trovare quel taglio di bue, o di manzo. Non potrai mai avere quella misticanza meravigliosa, che in India te la scordi la misticanza, ci puoi fare dei sogni sulla misticanza. E' qui che scatta la nostalgia dei prodotti introvabili, delle erbe semi-sconosciute e t'arriva la solitudine da primate, che sta sfinente osservando l'orizzonte del deserto dei Tartari. Hai voglia a convincerti che in verità l'unica cosa che non hai è proprio la solitudine, perché stai sempre in mezzo alle persone/clienti e vivi con la brigata (cioè tutti i componenti della cucina che tagliano e cuociono per te e tu stai al pass e controlli che i piatti siano come da foto scattata mesi prima, alias standardizzazione del prodotto). Hai voglia a dire e disfare e rifare e controllare e incazzarti e rifare e bestemmiare. E lo straniamento che provi, ogni qualvolta che arrivi al tavolo del cliente, tu, primate sorridente (ovvio non con il sorriso falso che se ne accorgono subitosubito ma inalberando il sorriso vero che devi crederci fino in fondo, se no, non ha molto senso) quando t'accorgi in un millesimo di secondo dei numeri che hai dovuto fare, affinché quel piatto risultasse bello così; quello straniamento dicevo, si tramuta d'un botto e di nuovo in solitudine. Da essere umano, che umano non è più da abbastanza tempo, non si sa da quanto, perché ti sei trasformato in una macchinina da produzione molto profescional. Soprattutto intuisci che quel piatto lì non valeva tutta la fatica e l'ardore che tanto scomparirà nel giro di 10 minuti. Lo rifarai mille volte, sempre identico, dicendo sempre le stesse cose, incazzandoti sempre per gli stessi motivi, ma il cibo sparisce sempre. Questa accecante consapevolezza ti porta sottilmente a dare numeri, che non sono mai primi, neppure secondi. Anzi non sono più numeri, sono solo pietanze, milioni di pietanze che spariscono, mangiate, divorate, lambite, criticate o apprezzate.
Era per dire che ho finito di leggere La solitudine dei numeri primi. Indigesto?
E' perché prima avevo divorato Infinite Jest. Che invece è un piatto costruito così bene e così armonioso che dentro ci puoi trovare in una sola frase tutti i sapori del mondo. Per dire.

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maggio 03, 2009

La Storia

Oggi PuzzoJoshua ha iniziato a camminare con le sue gambette.
Miriam Raffaella Bartolini (in arte Veronica Lario) ha chiesto il divorzio.
Pare il caso di affermare che oggi 3 maggio 2009 sia una giornata storica.

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