dicembre 28, 2007

Quando e perché




Sono nata nel 1961. Alle foto in bianco e nero sono abituata e soprattutto le capisco. Tutti stanno sorridendo, è una foto uffciale di due stati confinanti con un passato di brutti conflitti alle frontiere: a sinistra Indira Gandhi indiana e a destra Bhutto pakistano. C'è una giovane donna accanto a Bhutto, si chiamava Benazir "unica", la figlia, che sembra vestita in stile un po' hippy. La vedo bene questa foto: tutte e tre sono morti e non di morte naturale.
Ero veramente piccola quando mia madre mi portò a vedere la televisione in bianco e nero dalla vicina perché trasmettevano il funerale del Presidente Kennedy. Rimasi a guardare ipnotizzata una fragile donna vestita di nero con due bambini per mano che s'avvicinavano al feretro. E vidi il mio coetaneo bambino vestito con un cappottino alzare la mano e toccare la bara. Chissà perché mia madre e tutti i presenti nella stanza avvolta dal silenzio si misero a piangere. Rimasi sorpresa che d'improvviso non vi fosse più silenzio ma il suono del pianto. Ero troppo piccola per capirne la ragione.
Guardo questa foto adesso: è stata scattata nel 1972, a sinistra c'è Indira Gandhi uccisa per mano di una delle sue guardie del corpo sikh nel 1984, in mezzo Ali Bhutto impiccato nel 1976, a destra sua figlia Benazir Bhutto uccisa in un attentato nel 2007.
Mi domando quando avverrà che non si muoia facendo politica. Nutro la strana sensazione che semmai dovesse accadere allora non sarà più vera politica. E lo ha scritto in modo preciso e chiaro la più giovane del gruppo nella foto:
"Il Pakistan è un Paese nel quale la politica è qualcosa di molto radicato, che si pratica in massa, con un contatto faccia a faccia, persona a persona. Qui non siamo in California o a New York, dove i candidati fanno campagna elettorale pagando i media o spedendo messaggi e posta abilmente indirizzata. Qui quelle tecnologie non soltanto sono logisticamente impossibili, ma altresì incompatibili con la nostra cultura politica. Il popolo pachistano - a qualsiasi partito esso appartenga - ha voglia, si aspetta di vedere e ascoltare i leader del proprio partito, e di essere parte integrante del discorso politico. I pachistani partecipano ai comizi e ai raduni politici, vogliono ascoltare direttamente e senza intermediari i loro leader parlare con megafoni e altoparlanti. In condizioni normali tutto ciò è impegnativo. Con una minaccia terroristica che incombe è straordinariamente difficile. Mio dovere è far sì che non sia impossibile."
Dicamocelo: la vera politica è questa roba qui. Ci si sporca le mani e la faccia è vero. Ma è stare con le persone, guardarle in faccia, ascoltarle, dar loro un futuro e farle sognare mentre si tenta di trovare delle pratiche soluzioni a minuscoli ed enormi problemi. Sbagliando ma avendo in testa un obiettivo con l'interiore scala di valori vicino alla grandezza del bene comune. E per fare questo si muore ammazzati. A me Benazir Bhutto piaceva. Mi piaceva giusto perché UNICA, non era solo un nome ma anche un fatto nell'esserlo stata nella vita del Pakistan. Ma non nella morte. C'è questa foto qui che ce lo ricorda.

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dicembre 24, 2007

BUON NATALE a quelli che mi stanno vicini e a quelli che passano



(disegno dell'amichetto Massimo Giacon a cui si augura fino all'eternità la fantasia e l'intuizione, l'arguzia e la sottigliezza)
E se volete stare tra le coperte e leggervi dei raccontini natalizi qui qualcosetta, scaricatevelicivelicici.

dicembre 21, 2007

La Sua voce


Sto molto lontana da casa e in fondo sto bene perché una serie di cose lentamente sbiadiscono dalla memoria, soffocate dall'oblio e perse nell'oscuro dimenticatoio. Sbiadisce per esempio la politica italiana, che da molto lontano non fa l'effetto che fa quando si sta a casa. Che quando si sta a casa viene il fumone e parte il nervo ogni nanosecondo. Ordunque da molto lontano dicevo non è che sto proprio fuori dal mondo, internette il mondo me lo riavvicina e se lo desidero sto sul pezzo, quindi ogni mattina mi faccio i siti del Corsera e di Repubblica. Leggo volentieri un sacco di blog e m'informo e sto attenta, ma questa storia me l'ero un po' persa. Poi passando di qui mi son data una botta in fronte e son finita che mi son ascoltata (in India come dire inculodiddio) una conversazione che stava tra la migliore cinematografia italiana neorealista e il meglio del grande cinema americano. L'Italia riesce sempre a stuperfarmici. L'Italia è stuprenda e merdavigliosa.
Quando sei all'estero ti dimentichi delle voci per esempio. Ieri ho risentito la SUA voce. Uno shock. Miei cari piccoli lettori Berlusca mi si è invecchiato un casino. Altro che Hillary. La voce stanca che pareva un amministratore di condominio che non ce la fa più, indaffarato dietro due minchione a cui bisogna trovar da lavorare, mentre lo schiavo Agostino portinaio (che lo chiama deferente e servizievole Presidente che riempie il vuoto emotivo mentre il nanopiùaltodelmondo gli da maleducatamente del tu) tenta malamente di riportarlo su temi più pratici del tipo si son rotte le tubature e bisogna far qualcosa e dove si percepisce che Berlusca proprio non c'ha tigna e voglia. Sta a risolvere altri problemi non a farli. Tutta l'operazione di far cadere il governo l'ha chiamata libertà (mica cotiche).
Sono rimasta colpita benevolmente dal fatto che ho sentito una conversazione da tramandare ai posteri, da farci un filmone da Oscar e dei cazzoni ci fanno pure un rap...no dico... farci una canzoncina mi sembra di sminuire la grandezza del nanopiùaltodelmondo. La Sua voce me l'ero scordata e son rimasta fulminata quando l'ho risentita. Davvero fate qualcosa per quel poveruomo. Sta devastato dallo stress di tutta sta gente che gli chiede favori e pensa sia il Papa. E anche i giudici: insomma cosa state a sputtanarlo così? Sta dando lavoro a un milione di persone (son fighe? meglio, 'ché gira sempre un sacco di brutta gente).
Stando molto lontano da casa pare che ve la passiate male e non sappiate più cosa bisogna fare. Vi state a perdere in un bicchiere d'acqua. Per dire.

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dicembre 16, 2007

Serenamente


Accade che per quanto uno lavori, si sbatta e sopravviva, non ci si renda conto del passare delle stagioni. In specie se vive nei climi dove le stagioni risultano essere una: quella calda. Lo straniamento che si prova a stare sempre nella stessa temperatura per chi proviene dalle zone a clima temperato è micidiale. Accade che se si sta fuori poi dall'imperante presenza della Santa Romana Chiesa cattolica succeda che l'arrivo delle festività natalizie passi senza nessun tipo di eccitazione o aspettativa. Qui nascono dei e dee ogni giorno e vivere in un paese pagano con mille religioni e con il rispetto che si deve a tutte le religioni comporta una tolleranza visiva prima e interiore dopo che nell'insano Occidente non esiste proprio. Tutto ciò in modo sereno e poco variabile. Forse ha a che fare con il rispetto e forse ha a che fare con il senso di spiritualità che ognuno si porta dentro. Chi fa da sempre casino religioso sono le frange estreme, quelle da 'staiconmeocontrodime' quando magari uno non ha proprio voglia di stare da nessuna parte, non avendo una parte dove stare. E leggetelo pure in senso politico che mai come ora non mi sento di stare da qualche parte visto da molto lontano. Lo dico e scrivo molto serenamente. E le guerre accadono per fattori economici e basta e non prendiamoci mai in giro. Non lo dico e non lo scrivo serenamente che all'alba del terzo millennio pare sfugga questo fatto a troppe persone.
Accade poi che Maddalena benchè non cristiana, benchè non cattolica perché non battezzata ami in modo tutto suo il Natale. Non perché questo rappresenti la Sacra Natività, ma per un motivo forse più formale (che non si confonda mai la formalità con la superficialità). Esiste tutto il corollario di luci e di canzoni e di riti che il Natale porta con sè da rivalutare. Ovvio che ne abbia una visione distorta secondo l'etica cristiana. Ovvio che per lei il presepe non abbia fascino mentre l'Albero (pagano ricordiamoci) ce l'ha. Perché l'Albero ha le lucine. Quindi si è fatto shopping cercando decorazioni natalizie e l'Albero con le palline, i babbinatali tutti. Un po' viene la tristezza e un po' viene lo straniamento. L'Albero l'abbiamo trovato, con le lucine, i decori e le palline e l'abbiamo pure montato. Madda si è messa a fare decorazioni natalizie in giro per la casa ma fuori splende il sole e viaggiamo con la maglietta con le maniche corte. E che cazzo di Natale è senza la sciarpa e il cappotto e la neve? Insomma c'è qualcosa che mi sfugge. Non è proprio un post 'signoramianoncisonopiùllemezzestagioni'. E' un post sulla difficoltà di seguire regole, riti e abitudini in posti che hanno proprie regole, altri riti e diverse abitudini. Per dire.

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dicembre 04, 2007

Si son aperte le porte


Una settimana fa si son aperte le porte del ristorante 'Prego'. I commenti son favorevoli e si mangia bene (dicono gli altri). Il servizio è strepitoso perché ci sono mille camerieri che puliscono pure la bocca dei clienti con il tovagliolo di Fiandra bianco un momento prima che gli stessi afferrino il bicchiere per portarselo alla bocca. Devo dire che andando in giro per i tavoli per presentarmi sorridendo affabile e cordiale, la prima domanda che mi fanno 'Di dov'è lei?'. (Non lo so, vorrei dire ma son educata e perciò rispondo compita) 'Sono italiana'.
Fanno tutti la faccia stupita. 'Di dove? Italiana? pensi che avrei detto francese, tedesca, ma italiana...?'. Già la mia faccia dovrebbe essere lo stereotipo della mia non appartenenza etnografica alle terri italiche. Leggono il menù e mi guardano e commentano 'Non pare essere un menù italiano'. Respiro piano, lungo e silenzioso.
Ora: ho messo il minestrone, la pasta e fagioli, la lasagna al pesto e soprattutto il ragù d'agnello con i paccheri, quest'ultimi son diventati come la bresaola, grana e rucola degli anni della Milano da bere. Un menù talmente banale da far rizzare i capelli in testi a qualsiasi critico enogastronomico d'un certo spessore.
Ed è così che bisogna vedere l'India. Da lontano. Perché da vicino sembra che non abbiamo ben presente cosa sia la cucina italiana, proprio non ce l'hanno nella testa. E mi chiedo gli indiani cosa vogliono e dove stanno andando. Cosa credono di sapere e pensano di volere e cosa vorrebbero appoggiare sulla papilla gustativa. Mangiare per un certo tipo di persone non è più un atto quotidiano quando si entra nell'alta ristorazione. E' una storia che non m'ha mai preso. Lo dico con molta onestà: ci sono ristoranti meravigliosi che vorrebbero comunicare il mistero del cibo. Meglio di no. Meglio mettere la pasta e fagioli che fa andar via di flautulenza ben bene. Non l'ho potuta fare neanche come volevo: bella fissa con i rimasugli di tanti tipi di pasta che si mettono raccolti nel canovaccio e si battono finché diventano minutaglia.
M'hanno richiesto una specie di brodaglia. Allora ho soffritto aglio in camicia, cipolla, sedano e un po' di pomodori, l'alloro e il pepe nero i fagioli borlotti. Ho aggiunto un bel po' di acqua e li ho ben bene lessati con la crosta di parmigiano (che non si butta via niente). Una parte l'ho passata al passaverdure con in buchi grossi. Le bucce le ho buttate (suvvia! non prendetela alla lettera, qualcosa si butta!) Una parte l'ho tenuta con i borlotti interi. Siccome avere i ditaloni rigati era un'impresa (siamo in India ricordatevelo) ho bollito le penne e le ho tagliate a rondelle grandi quanto i ditaloni. Perché se ci sono problemi bisogna risolverli che qui siamo come il cuoco di Faenza (che se non c'è si fa senza). E poi ho lessato pasta e passato insieme. Sul piatto di portata al centro nel coppapasta ho messo i fagioli interi con un pezzo di guarnizione di parmigiano di Bonati (24 mesi) e poi la pasta e il passato di fagioli. Ho deciso che siccome sono nordica la pasta e fagioli deve essere fatta con i borlotti. Altrimenti se sono suddista la faccio con i cannellini, il sedano e l'aglio. La versione nordica pare piaccia assai. Il passato non è molto fisso come piacerebbe a me bensì brodoso 'ché gli indiani apprezzano perché a loro piace la brodaglia tutta.
Il ristorante è partito e vi farò sapere come va. Ripeto pare bene. Ma tra tre mesi posso dare una statistica di venduto, di piaciuto, di omologazione, di standardizzazione, e di continuità.
La pancia cresce. La fame anche. I cambiamenti sono laggiù. All'orizzonte. Per dire.

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